L'origine della fattoria didattica

Dov’è nata e come si è sviluppata.

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La diffusione in Europa

L’espansione delle fattorie didattiche in Europa.

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La diffusione in Italia

L’espansione delle fattorie didattiche in Italia.

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Storia e origine della fattoria didattica

Dov’è nata e come si è sviluppata.

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Storia e origine della fattoria didattica

Dov’è nata e come si è sviluppata.

Da sapere

Un ruolo importante per la nascita della fattoria didattica l’ha avuto il CLUB 4H (Head, Health, Heart, Hand), un movimento giovanile rurale statunitense che fin dai primi anni del Novecento promuove lo sviluppo armonico di bambini e ragazzi secondo un modello di insegnamento basato sul LEARNING BY DOING.

Per chi non lo sapesse, una metodologia didattica che ha nell’esperienza il suo cuore pulsante. Nel 1902, anno di nascita del 4H nell’Ohio con il “The Tomato Club”, nel Minnesota hanno origine i primi club o fiere del doposcuola sul mondo agricolo che solo un decennio più tardi prenderanno il nome di 4-H club.

Le quatto ‘h’ del nome indicano le parole inglesi head, health, hearth e hand (head-testa, health-salute, heart-cuore e hand-mani).

Storia e origine fattorie didattiche

↑Trattore raccoglie paglia nel campo – Fonte: Depositphotos .

Come si sono sviluppate le fattorie didattiche

I primi in Europa a trarre ispirazione dalle idee del Club 4H furono i paesi Scandinavi, in particolare Svezia, Norvegia e Danimarca, che già all’inizio del ventesimo secolo istituirono le prime fattorie didattiche con l’intento di far conoscere la vita di campagna a chi veniva dalla città, ma anche di garantire una crescita libera e armonica dell’individuo attraverso il contatto con la natura.

Parecchio tempo più tardi, attorno agli anni Settanta, l’idea di aprire le fattorie a chi volesse conoscere la vita rurale e riscoprire le originali connessioni tra uomo e natura si propagò nel resto d’Europa, coinvolgendo soprattutto Germania, Gran Bretagna, Francia, Belgio e Paesi Bassi per poi raggiungere l’Italia solo agli inizi degli anni Novanta. 

Il 1990 segna la nascita della European Federation of City Farms (EFCF) che promuove lo scambio di idee, competenze, conoscenze e metodi nel campo del lavoro agreste. Questa federazione, composta da società agricole giovanili, aziende di famiglia, parchi giochi attivi, city farms e altre organizzazioni simili, incoraggia il metodo dell’action learning (imparare facendo) attraverso attività educative e ricreative sul mondo agricolo dedicate a bambini, giovani e adulti al fine di migliorare il rapporto che hanno con l’ambiente e dunque la qualità della loro vita.

Sviluppo fattoria didattica

↑Bambina nutre mucche col fieno in una fattoria didattica – Fonte: Depositphotos .

La diffusione in Europa

L’espansione delle fattorie didattiche in Europa.

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In Germania si comincia a parlare di qualcosa che molto si avvicina al concetto di fattoria didattica già nel secondo dopoguerra. Finita la guerra, in tutto il paese vi fu una rapida urbanizzazione che spinse il governo tedesco a istituire gli “aktivspielplätze”, parchi giochi attivi intesi come luoghi di incontro dove i giovani potevano entrare in contatto con gli animali e con la vita di campagna. Fu così che nacquero il primo parco avventura a Berlino e la prima fattoria della gioventù a Stoccarda.

In Gran Bretagna dai primi anni Settanta crebbe fino a moltiplicarsi il numero delle City Farms e dei Community Gardens, soprattutto perché considerati una valida soluzione al recupero dei luoghi abbandonati, di solito trasformati in discariche nelle periferie urbane.

Nella periferia di Lille, in Francia, nel 1974 fu istituita la prima fattoria urbana, fortemente ispirata alle fattorie didattiche nordeuropee. Dal 1985 nel paese è inoltre attivo il Gruppo internazionale Fattorie d’Animazione e Didattiche (Gifaè) che riunisce al suo interno fattorie francesi e non solo che si impegnano a ottemperare specifici requisiti contenuti nella Carta della Qualità del gruppo.

Nei Paesi Bassi, tra gli anni Settanta e Ottanta, le fattorie aprirono le porte a bambini, ragazzi e famiglie provenienti dalla città per incentivarli al contatto con la natura. A promuovere l’avvio della prima fattoria didattica fu una Fondazione Nazionale in collaborazione con i Ministeri dell’Agricoltura e degli Affari Culturali, oggi sostenuta anche da numerosi sponsor. Al momento nel paese si contano oltre 500 Kinderboerderij, fattorie dei bambini con tanti animali in cui si svolgono attività educative, ricreative e terapeutiche.

La diffusione in Italia

L’espansione delle fattorie didattiche in Italia.

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In Italia, nello specifico in Emilia Romagna, si comincia a parlarne di fattorie didattiche solo dopo la metà degli anni ’90 grazie ad Alimos, ai tempi Osservatorio Agroambientale, che promuove da sempre lo sviluppo del consumo consapevole e dell’agricoltura sostenibile. Nel 1997, sull’esempio di quanto già avvenuto negli altri paesi europei, Alimos in collaborazione con la provincia di Forlì – Cesena avvia la prima rete di fattorie didattiche. Nello stesso anno, in occasione del primo Meeting Agriscuola organizzato con la partecipazione della EFCF, vengono presentati i primi progetti destinati alle scuole allo scopo di creare un legame tra il mondo agricolo e la scuola, trattando anche temi importanti come la tutela dell’ambiente e la valorizzazione del territorio. Solo un anno più tardi, la regione Emilia Romagna insieme alle sue province avvierà il progetto “Fattorie Aperte e Fattorie Didattiche” che, arrivato fino ai giorni nostri, conta oltre 300 fattorie che rispettano i requisiti previsti dalla CARTA DELLA QUALITÀ della regione, documento cui si ispireranno in un secondo momento anche tutte le altre regioni italiane.

La scelta di unire le tradizioni della vita contadina al modello di insegnamento basato sul principio dell’imparare facendo si rivelò ben presto vincente e, infatti, in poco tempo le fattorie didattiche si diffusero nel resto di Italia. Il passo successivo alla loro diffusione sul territorio nazionale fu quello di stabilire delle norme che sancissero le caratteristiche imprescindibili dei percorsi didattici in fattoria. Il tutto attraverso la stipula di un documento, noto come Carta della Qualità, contenente i requisiti essenziali per ottenere la qualifica di fattoria didattica, i cui vincoli variano però da regione a regione.

fattoria didattica storia e origine

↑Agricoltore di fattoria didattica certificata – Fonte: Depositphotos .

Oggi in tutto il paese si contano circa 3.200 fattorie didattiche accreditate, la maggior parte delle quali in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Puglia e Campania.

Come si sono sviluppate le fattorie didattiche

Le Fattorie didattiche stanno vivendo una stagione di rapida crescita nei numeri e nella qualità dei servizi offerti, trovando il favore delle istituzioni, del mondo della scuola ma anche di quello imprenditoriale. I motivi principali di questo successo sono questi:

  •  le Fattorie Didattiche creano contatti fra mondo urbano e rurale;
  •  aprono al pubblico le fattorie con la promozione e l’educazione e diffondono nelle nuove generazioni tradizioni e usanze della cultura contadina;
  • valorizzano i mestieri e la manualità artigianale con l’esperienza diretta.

La valenza educativa del progetto e la possibilità di riqualificare le attività agricole come fonte di reddito complementare e strumento di marketing contribuiscono alla sempre maggiore diffusione in tutto il mondo.